di Laura Fois, Sardegna Wanderlust IV
Una delle testimonianze più importanti dell’età nuragica in Sardegna, ancora non svelata del tutto, si trova in un fitto bosco dell’Ogliastra più alta e profonda. A pochi chilometri da Lanusei, il parco archeologico e naturalistico di Seleni si erge a quasi mille metri di altitudine dando dimora a cinque tombe, di cui due visitabili, due (forse tre) pozzi sacri, circondati da un’area di duecento capanne ancora oggetto di scavo. Sono queste le testimonianze lasciate dai Nuragici in un luogo vissuto dalle generazioni più diverse per otto secoli, nella Sardegna centro-orientale.
La particolarità di Seleni è quella di annoverare due tombe dei giganti molto vicine tra loro, a una distanza di neanche cinquanta metri, della stessa forma (con un lungo corridoio impiegato per deporre, anticamente, le salme e un semicerchio dove poter pregare i morti) ed entrambe in granito ma realizzate con metodi costruttivi totalmente diversi. Se una è realizzata a ortostati (con pietre imponenti sistemate in senso verticale su cui poggiavano altre pietre di dimensione inferiore, ndr) e risale al 1400-1500 a.C., l’altra, datata 1300 a.C., è invece realizzata a filari, con la medesima tecnica di edificazione dei nuraghi. Intorno, tra alberi di lecci e castagni, roveri e pioppi, si incontrano anche dei betili. Le ceramiche ritrovate e il metodo costruttivo hanno suggerito la datazione delle tombe, in parte erose dal tempo, ma ancora custodi di un vivace momento storico della Sardegna: crocevia di altre genti venute dal mare, prima per commercializzare con la popolazione autoctona, in seguito per conquistarla, riuscendo però poi, anche se solo in parte, a integrarsi con essa, come dimostra la ricerca storica.
Un’altra caratteristica del sito è la quantità di capanne. Se si considera che il complesso di Barumini ne conta centodiciassette, il parco di Seleni può tranquillamente essere definito uno dei più grandi della Sardegna, con ben duecento. Qui sono stati rinvenuti dei bronzetti, tra cui navicelle e una sacerdotessa di 12,5 centimetri: quest’ultima si trova al museo archeologico di Cagliari. Altri reperti, per la maggior parte ceramiche e alcuni bronzi, sono invece in attesa di restauro a Lanusei.
Seleni sarà interessato, in primavera, da una nuova campagna di scavi. La prima, iniziata nel 1995 con l’archeologo Mauro Perra, ha dato il via alla fruizione del sito archeologico a scopo turistico e divulgativo. Nel 2023, le presenze sono state più di seimila e a fare da traino è stata, proprio l’anno scorso, l’inaugurazione del Nur Archeopark, parco tematico che racconta la Preistoria e la civiltà nuragica, adatto ai più piccoli ma anche a un pubblico più ampio di appassionati e curiosi. Un tuffo nel passato grazie a pannelli esplicativi sulla geologia, la fauna e la flora dell’antichità, ma anche ricostruzioni di capanne nuragiche e dei monumenti più rappresentativi. Un servizio turistico in più, per immergersi e divertirsi in un’isola nell’isola come, talvolta, è stata definita l’Ogliastra, regione storica che contempla spiagge, montagne e musei a cielo aperto con veri e propri monumenti, naturalistici e storici, ancora da scoprire. Le prossime campagne di scavo porteranno alla luce altri reperti e la sensazione è che la storia in Sardegna sia sempre un’incompiuta, o una ricerca continua, personale e collettiva.