Einstein Telescope

Di Mariangela Dui, Sardegna Wanderlust III

Se nel 2024 fosse positivo l’esito della competizione con l’Euroregione del Meuse Rhin, Sos Enattos, potrebbe diventare il laboratorio scientifico più importante al mondo e ospitare l’Einstein Telescope: il più grande rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione mai costruito prima. Sos Enattos è posta fra le colline che a est guardano al Montalbo, nella regione nord orientale della Sardegna; è la miniera dove per oltre un secolo, si estraevano blenda e galena! Un tempo luogo di fatica e sudore per i minatori che vi hanno lavorato per oltre un secolo, fu dismessa fra gli anni ottanta e i primi anni novanta, fu museo di archeologia mineraria e infine sito destinato a ospitare un interferometro in grado di mutare le sorti di Lula, ponendo l’isola al vertice mondiale della ricerca scientifica. Da qualche anno in questo luogo si ascolta il respiro della terra, il fremito lieve di una terra antica e mansueta nata nel Precrambriano e staccatasi dalla penisola iberica per arrivare dov’è oggi, con il suo carico di stratificazioni non solo geologiche. Il verde del cisto e degli olivastri vestono le colline sulle quali brillano gli scisti bronzei di un’era antica di 570 milioni di anni. Il sole tiepido smorza il maestrale che con le sue folate irrompe sulle pareti di Punta Catirina e Turuddò, regalando a chi osserva una natura di straordinaria bellezza. I primi sismografi disseminati nel 2010 sulle colline sopra Sos Enattos, hanno rilevato l’assenza di rumori intorno; quelli sistemati nelle viscere della miniera i battiti del cuore della terra, rilevando le correnti marine, il frangere dei flutti del Sinus Gallicus o Golfo del Leone e dello stretto di Gibilterra. Nei laboratori sotterranei, posti a 150 metri di profondità, nella pancia della Rampa Tuppeddu si ascoltano i silenzi sismici, si capta lo slittamento delle placche che, rompendosi accumulano energia e, propagandosi con onde sismiche, generano i terremoti, come l’ultimo fra la Turchia e la Siria in grado di far sussultare i sismografi. Domenico D’urso dell’Università di Sassari racconta: un team multidisciplinare, guidato da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Università degli Studi di Sassari, grazie al supporto dell’IGEA, conduce uno studio sulla miniera di Sos Enattos, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Seismological Research Letters. L’Einstein Telescope sarà uno strumento ad altissima sensibilità che contribuirà in modo decisivo a migliorare la conoscenza dell’universo. Una sorta di gigantesco microfono in grado di ascoltare i movimenti violenti dell’universo e l’impercettibile rumore provocato da due stelle di neutroni che si scontrano formando un buco nero o l’impatto di due buchi neri, e scrutare le onde gravitazionali derivanti. Una moderna odissea nello spazio targata terzo millennio. Non è un’avveniristica scenografia cinematografica, bensì la costruzione del più grande interferometro, capace di rilevare il passaggio delle onde gravitazionali: una perturbazione dello spaziotempo che si propaga nell’universo con moto ondulatorio provocando uno spostamento del vuoto che questo telescopio sarà in grado di misurare. Il rivelatore consisterà in tre tunnel di forma triangolare, i cui bracci sotterranei, posti a una profondità fra i 100 e i 150 metri ospiteranno l’Einstein Telescope. All’interno una serie di specchi e lenti di altissima qualità, attraversati da un laser, lo trasformeranno in un autentico cacciatore di cataclismi cosmici, intercettando le increspature dello spaziotempo che si propagano alla velocità della luce. Uno strumento sensibilissimo che permette di esplorare un volume del universo mille volte più grande, in grado di far capire meglio il suo funzionamento agli scienziati e captare si spera, la vibrazione che il Big Bang ha lasciato quando è stato creato l’universo. Per poter rispettare il silenzio cosmico, cento volte superiore a quello rilevato nella stazione di Cascina, dove ha sede Virgo, il laboratorio scientifico alle porte di Pisa è necessario che il governo tuteli lo spazio intorno, creando un’area di rispetto che tenga lontano lo spettro delle pale eoliche che, i nuovi corsari del vento, vorrebbero posizionare in un area molto vicina al sito di Sos Enattos. Il sito ospita già il prototipo della bilancia più sensibile al mondo e la versione finale, cioè quella più grande, che consentirà agli scienziati di pesare il vuoto all’interno del laboratorio SAR-GRAV, inaugurato nel settembre del 2021. Nata dall’idea di Enrico Calloni, per anni responsabile di Virgo, Archimedes è il primo esperimento fatto all’interno del laboratorio SAR-GRAV, dedicato alla misurazione dell’influenza delle fluttuazioni quantistiche del vuoto sul campo gravitazionale.

Le esplorazioni scientifiche coinvolgono anche i paesi limitrofi a Lula. Bitti e Onaní rappresentano i vertici di quello che sarà il triangolo sotterraneo che ospiterà l’interferometro. Questo è anche il sito dove verrà realizzato l’osservatorio geofisico che si chiama FABER, finalizzato a potenziare i laboratori di ricerca dell’INGV. Un progetto indipendente da E.T. che contribuirà alla caratterizzazione del sito dal punto di vista geofisico e sarà propedeutico alla finalizzazione della candidatura del sito. Un investimento stimato in circa due miliardi di euro. Una mole di investimenti che lo Stato e la Regione Sardegna hanno deciso di sostenere con un grande sforzo corale, poiché saranno in grado di garantire lavoro per oltre 2500 persone, che in un territorio a bassa densità antropica, determinerà una fase di sviluppo per la Sardegna mai realmente conosciuta prima.

BOX: Il Museo di Archeologia Mineraria

A valle, un centinaio di metri distante dai laboratori scientifici del SAR-GRAV, dove un tempo si trovavano gli stabilimenti della miniera di Sos Enattos, si trova il Museo di Superfice, il Pozzo Rolandi e le gallerie che i minatori utilizzavano per il trasporto dei minerali dai luoghi di estrazione. Un tempo meta di visite turistiche, oggi chiuso per mancanza di fondi, secondo le informazioni della Società IGEA che gestisce la miniera. Restaurati dai minatori attraverso un progetto di riqualificazione, il museo e il pozzo Rolandi, sono parte di un’area estrattiva , all’interno dell’ultimo bacino metallifero del nuorese, chiuso a metà degli anni 90 e offrivano al visitatore, la possibilità di immergersi in un mondo di fatica ormai dimenticato: quello dei minatori.